Dal CTS romano, dopo un mese, ancora nessun cenno di via libera al protocollo anti CoViD e con questo ostacolo l’ipotesi di ripartenza si sposta dal 7 gennaio ad almeno il 20 se non la fine di gennaio, mettendo in questo modo a rischio l’intera stagione invernale. Linee guida al palo significa impossibilità per i gestori di lavorare e di sopravvivere e per l’intero indotto rischiare danni irreversibili non quantificabili.
Eppure l’ultimo DPCM assicurava «Impianti di risalita per lo sci aperti dal 7 gennaio, nel rispetto delle linee guida anti CoViD approvate dal Comitato Tecnico Scientifico». All’avvio della stagione sciistica mancano quindi due sole settimane, eppure l’incertezza su quella data sembra l’unica certezza.
L’esasperazione di Massimo Fossati, presidente degli impiantisti lombardi e amministratore del comprensorio Valtorta-Piani di Bobbio, che è più o meno la stessa di tutti gli operatori del settore, da Valeria Ghezzi, presidente nazionale dell’ANEF a Maurizio Seletti, amministratore delegato di Irta, da Alessandro Testa degli Spiazzi di Gromo ad Omar Semperboni, della cooperativa Nuova Lizzola: «O il protocollo viene approvato in questi giorni o rischiamo veramente di rinviare di nuovo tutto, perché se ci sarà qualcosa da modificare bisognerà tornare al tavolo Stato-Regioni che non si riunirà prima di metà gennaio».
Sciatori e impiantisti non sanno cosa fare. I grandi comprensori rischiano di non aprire, perché ormai non converrebbe loro, i piccoli operatori possono contare sulla vicinanza delle grandi città e sugli sciatori pendolari, ma servono certezze per dare risposte anche ai clienti. Anche la montagna orobica, quindi, chiede di esplicitare le regole del gioco: «Basta confusione e incertezza, servono messaggi chiari»,