Serina, i tartufi neri e il fiuto di Dick. «Pioggia giusta, stagione ok».
Lo «scorzone» oggi è molto più richiesto dai ristoratori. Nei boschi a caccia di tuberi. Il biologo: «Diffidare dagli oli aromatizzati»
Sono due passi dalla strada, ma alle radici dell’enorme faggio, in un angolo ai bordi di Serina, la terra è buona, «sembra fondo di caffè».
Così basta un cenno a Dick e lui annusa, alza la coda, punta e alla fine scava come impazzito.
«Brao socio» non è tanto per dire. Maurizio Berbenni accompagna al complimento il biscottino che il meticcio si guadagna per ogni buca azzeccata.
Nel mondo dei tartufai padrone e cane procedono all’unisono, «soci» affiatati di raid messi a segno seguendo regole che si tramandano da secoli e astuzie che s’imparano sul campo. Come risistemare il terreno per non danneggiare la pianta micorizzata, come aggirare i sentieri per non lasciare tracce che si tramutino in assist per i rivali, come appuntarsi tutto: luna, piante, date.
«Proprio l’altro giorno ne abbiamo trovato uno da 350». Grammi, s’intende. Giuseppe Ciocchetti, di Bergamo, inizio carriera sotto gli alberi secolari del parco Suardi, è presidente dei Tartufai bergamaschi, 90 iscritti. Di questa stagione che entra nel vivo è più che soddisfatto: «Sta andando veramente bene, c’è stata la pioggia giusta».