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Si avvicina un altro Natale di sacrifici e con poca voglia di fare festa

Sono passati quasi due anni dalla catastrofe di Wuhan e dall’inizio della pandemia più chiacchierata della Storia e le luci della ribalta ancora non si spengono. Basta seguire qualche “rassegna stampa” televisiva, assistere a qualche litigio da salotto TV, sfogliare quotidiani o farsi catturare appena qualche minuto da telegiornali perfettamente omologati per rendersi conto che la fine del tunnel è ancora lontana e che l’informazione in Italia si sta impoverendo con grande rapidità, avvitandosi su un solo argomento: il Covid.

Ma davvero alla gente comune tutti quei numeri spesso senza correlazione interessano? A chi è utile sapere quanti aderiscono alla «terza dose», quando e se vengono riaperti gli hub vaccinali, quanti nuovi «casi» vengono scoperti e su quanti tamponi eseguiti, quanti i ricoverati o quanti alle cure domiciliari, quanti i decessi attribuibili solo al coronavirus, quanti erano vaccinati e quanti no?

Manca poco più di un mese a Natale, il periodo al quale gli italiani mostrano la loro maggiore affezione: antiche tradizioni, voglia di stare in famiglia, il calore delle relazioni sociali più vissute e genuine, la ricerca di emozioni perdute nell’ammirare un presepe, nell’ascoltare le melodie natalizie, nel tuffarsi in botteghe luccicanti, invase da abeti, capanne, statuine, fondali stellati, ricolme di regali per i bimbi di tutte le età.

E nelle famiglie già si pensa al cenone della vigilia o al pranzo di Natale, al menù adatto alle tasche ogni anno sempre più vuote, alla tavola da rendere comunque allegra ed invitante, ai famigliari stretti che amiamo ed alle parentele comunque da includere, ai regalini che è necessario predisporre a volte nostro malgrado.

Anche la mia terra bergamasca si appresta a cercare di rendere questo periodo di festa il più simile possibile a quello che ci allietava negli anni trascorsi: luminarie che ornano le strade, gli edifici ed i monumenti, vetrine allestite con cura, bancarelle e mercatini pronti ad offrire prodotti tipici e gustose specialità, ovunque abeti colmi di luci colorate, presepi tradizionali ma anche moderni e stilizzati realizzati all’interno delle chiese piccole e grandi, tutto calato in un’atmosfera carica di profumi, colori, sensazioni ed emozioni.

Ma sotto la superficie effimera dell’apparenza, resiste ancora il forte richiamo al senso più genuino di questo periodo di festa: quella notte nella quale la cometa apparve in cielo sopra una grotta disadorna e due genitori offrirono con umiltà e sincerità il calore del loro puro amore, quella notte santa, unica e irripetibile nella quale venne al mondo il Salvatore. Da quel giorno l’umanità iniziò a contare il tempo.

Enrico Scarpellini

Sabato, 20 novembre 2021

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