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Quel treno per Orio: «signori in carrozza»

Gli italiani non potranno mai competere con gli svizzeri, abituati da sempre a decidere su questioni piccole e grandi fino a raggiungere un equo e razionale compromesso: da noi, popolo noto per scendere in guerra come fosse un gioco e giocare al calcio come fosse una guerra, se su ogni grande progetto si tenesse un referendum, l’immobilismo sarebbe il risultato generale dopo anni di estenuanti diatribe, rigide prese di posizione ideologiche, pregiudizi e veti incrociati, conflitti di interessi.

Un difetto italico che non risparmia neppure la concreta e democratica terra bergamasca, oggi divisa su due grandi progetti infrastrutturali: il parcheggio della Fara sotto le mura venete ed il collegamento ferroviario tra la città e l’aeroporto di Orio, temi che vedono contrapposti da una parte tutte le istituzioni ed i partiti aperti ad un futuro di sviluppo del territorio ed aperti alla possibilità di modificare tecnicamente i progetti e dall’altra i conservatori dello “status quo”, ossia i quartieri interessati che si sentono minacciati dalle opere in questione e le organizzate sentinelle dell’ortodossia ambientalista.

Tra il comitato di Boccaleone e le istituzioni è dunque muro contro muro su un progetto che non è praticamente modificabile: il comitato nutre forti dubbi sull’utilità del collegamento in superficie così come è stato progettato da RFI e chiede che la ferrovia venga interrata, mostrando scarso interesse per l’inevitabile moltiplicazione dei tempi di realizzazione e dei costi, attualmente stimati in 170 milioni di euro.

Fatte salve sorprese poco probabili, il treno per Orio fortunatamente verrà realizzato secondo i piani ed in tempi ragionevoli, anche senza ricorrere, come proposto dal comitato di Boccaleone per la sua ipotesi di interramento, ai fondi del Recovery l’Italia: quello non è un pozzo di San Patrizio, la lista delle opere collegate è già sterminata ed al momento le infrastrutture da finanziare in bergamasca si limitano alla seconda linea della Teb, quella per la Val Brembana che invece si stimava già coperta da fondi statali dal 2019.

Giovedì, 13 maggio 2021

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