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HomeRedazionaleNóter de BèrghemQuando lo smaltimento dei rifiuti diventa un affare

Quando lo smaltimento dei rifiuti diventa un affare

I nodi sono venuti al pettine per l’imprenditore di Grumello Pierluca Locatelli e altri 22 imputati, tra persone fisiche e ben cinque società, finiti a processo a seguito dell’inchiesta della DDA bresciana che ha portato alla luce gravi irregolarità riguardanti la discarica della Cavenord, della quale Locatelli è azionista, alla Cascina Vallere, tra Mornico e Martinengo, che avrebbe dovuto essere bonificata e ripristinata come terreno agricolo e successivamente come parco agricolo e dell’energia.

Nel sito, secondo le intercettazioni raccolte, si sarebbero dovuti riversare tre milioni e 250 mila metri cubi di materiale: un milione di terre e rocce da scavo, a fronte delle autorizzazioni concesse, ma il restante in rifiuti, più della metà dei quali già conferiti. Materiale formato in parte da scorie ferrose e terra inquinata da zinco e rame, provenienti anche dalla Roncola di Treviolo dov’era in costruzione il polo scolastico.

In risposta alle domande del PM della DDA Claudia Moregola, secondo il maresciallo Eleonora Nota, in servizio alla Procura di Brescia, alla fine del 2009 il sito si sarebbe dovuto ripristinare e sottoporre a collaudo, ma nulla venne portato a termine ma, al contrario, la Cavenord aveva iniziato a trasformare l’ex cava di ghiaia e sabbia in un deposito di materiale «non conforme» classificabile come «rifiuti».

In realtà l’anno precedente il Comune di Martinengo aveva autorizzato il deposito temporaneo di materiale, che doveva però concludersi per il 31/12/2009, ma la rimozione non avvenne ed anzi, dalle intercettazioni telefoniche agli atti, risulta che il Locatelli insistesse sull’opportunità di convincere Martinengo e Mornico ad accettare materiali non conformi.

Avvalendosi di un laboratorio compiacente per le analisi dei materiali, il Locatelli con la collaborazione di un altro coimputato, Giovanni Filippini socio della Est Srl che gestiva i controlli per conto del Comune di Mornico, trasmetteva al Comune rapporti di analisi abbondantemente ritoccati in corrispondenza di certi valori e parametri oltre le soglie.

Resta tuttavia da chiarire perché le intercettazioni telefoniche tra Locatelli e Filippini eseguite nel 2011 e riguardanti la discarica fossero di due anni successive alla scadenza della convenzione, non più rinnovata, fra il Comune di Mornico e la Est Srl incaricata dei controlli. Misteri che si spera possano essere chiariti in sede dibattimentale, ma che gettano ombre inquietanti sull’intero sistema di gestione dei rifiuti anche nella bergamasca.

Un business spesso illecito, che si può contrastare non solo con la vigilanza delle forze dell’ordine ma anche o soprattutto con la messa a punto di strumenti in grado di togliere materia prima al traffico illegale. Una raccolta differenziata estesa e capillare, ad esempio, consente alle Amministrazioni locali di ampliare il controllo sul proprio territorio.

L’annuale rapporto dell’Osservatorio Rifiuti della Provincia conferma i buoni risultati ottenuti dalla bergamasca nel suo complesso, con una percentuale di raccolta differenziata del 77,43% contro il 73,30% della media regionale in Lombardia e con una produzione pro-capite annua di rifiuti urbani pari a 460,9 kg contro una media regionale di 469,3 kg.

In dettaglio sul fronte della raccolta differenziata rappresentano una virtuosa eccellenza Comuni come Covo (92,48%), Cenate Sotto (92,34%) e Calcio (91,38%) ma più in generale sono 193 i Comuni bergamaschi che hanno raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, in buona parte località piccole e medie che rappresentano quasi il 97% della popolazione orobica.

Per una cinquantina di paesi, soprattutto piccoli, rimane ancora molto da fare, in particolare per 12 realtà ancora ferme al di sotto del 50% di differenziata, come Averara, Branzi, Cassiglio, Corna Imagna, Foppolo, Isola di Fondra, Ornica, Parzanica, Piazzolo, Valgoglio, Valtorta e Vigolo.

In una quarantina di Comuni bergamaschi si è adottato un metodo sicuro per diminuire la raccolta indifferenziata: l’uso della tariffa «puntuale», un sistema di rilevazione basato sul microchip, con la verifica di quanto conferito da ciascun utente, che sembra in grado di limitare il peso della «frazione secca».

Venerdì, 19 novembre 2021

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