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Non si trova personale, bar e pasticcerie chiudono

Molti esercizi commerciali espongono in questo periodo il cartello “ferie”. Molti di questi, forse, alla fine dell’estate lo sostituiranno con quello ben più grave di “cessata attività”, così come hanno già fatto decine di bar, gelaterie, pasticcerie o negozi storici come Caldara nel corso di questo maledetto anno e mezzo.

Proprio nel centro di Bergamo, a Porta Nuova, chi nel corso dei decenni non si era fermato almeno una volta a comprare una pizzetta, una squisita focaccia, del pane profumato e croccante da Nessi, maestro dell’arte bianca? Ora troverà solo saracinesche abbassate.

Così come per un malefico sortilegio sono scomparsi o chiuderanno presto alcuni degli storici punti di riferimento per chi passeggiava nelle vie del centro, tra i quali il “Balzerino” di via XX Settembre, la piccola pasticceria di Giulio Balzer, il Bar Santa Lucia.

E così Bergamo sta cambiando d’abito: colori, sapori, stili di vita e linguaggi nuovi, un mix con meno personalità e più standardizzazione, nel segno di quel progressivo conformismo ormai dilagante soprattutto fra i giovani.

I locali storici chiudono, ma non per mancanza di clientela, di capacità imprenditoriali o di concrete prospettive di sviluppo: chiudono perché in un periodo apparentemente critico per l’occupazione in particolare quella giovanile, non si riesce più a trovare nuovi addetti e collaboratori, il cambio generazionale appare difficoltoso se non impossibile.

Sono cambiati anche i gusti della clientela sotto i quarant’anni, attratta ormai dalle sirene delle catene multinazionali, dei “bubble tea”, degli “happy hour” e degli “apericena”, mode e tendenze forse effimere, ma per ora in grado di svuotare i locali tradizionali.

Largo ai giovani, quindi, molti dei quali ancora a carico della propria famiglia, impegnati da anni in studi fuoricorso, spesso completamente disinteressati a trovarsi un’occupazione ma assolutamente contrari a rimboccarsi le maniche dietro il banco di un bar o nel retrobottega di una pasticceria, soprattutto se si deve rinunciare a giorni festivi ed a periodi di ferie ad libitum.

I locali chiudono, non trovano giovani lavoratori, che spesso e soprattutto in altre regioni, dove il fenomeno della disoccupazione è più drammatico, preferiscono incassare il “reddito di cittadinanza” ed aspettare sul divano di casa che venga il momento della movida.

Lunedì, 5 luglio 2021

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