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L’Atalanta che gioca in Europa da protagonista

Il calcio moderno ha finalmente abbandonato gli schemi classici dei reparti simmetrici, formati con certosino puntiglio ma privilegiando sostanzialmente la difesa, come se proteggere egregiamente la propria porta potesse assicurare una vittoria.

Oggi per fortuna si gioca a tutto campo, non è detto che si debba sempre partire dal basso, scambiando il pallone con il proprio portiere e correndo infiniti rischi, e non è neppure detto che la difesa a uomo sia meno efficace di quella a zona. E poi la saggezza popolare la sa lunga in questo campo, quando afferma che la miglior difesa è l’attacco e che chi prima attacca ottiene sempre un vantaggio.

Un centro campo dinamico, disposto ad allungarsi lungo le fasce, a portarsi in verticale ai limiti dell’area avversaria oppure a indietreggiare per dar man forte ai propri terzini: il centrocampista oggi è la figura chiave in campo, è la sponda sulla quale contano sempre di più le linee di attacco e le punte centrali delle squadre più temibili.

Le strategie vincenti, anche a livello internazionale, sembrano avere un legame logico con ciò che Gian Piero Gasperini in pochi anni è riuscito a fare con l’Atalanta, per anni squadra di media classifica e spesso in pericolo di retrocessione: pochi i ruoli classici in campo, ma un collettivo capace di muoversi su tutto il terreno di gioco, dalla marcatura alle regia a centro campo fino alle incursioni massicce gestite “a memoria” in area nemica.

E questo campionato europeo 2020 ritardatario non fa che confermare la bontà della strategia di Gasperini, quella che ha portato la Dea fra i migliori club del continente per tre anni consecutivi e che ha collocato ben nove tra i suoi giocatori di punta nelle squadre che stanno contendendosi la grande coppa ed in quelle che vincono negli altri tornei, come Romero e Palomino in Argentina, Zapata e Muriel in Colombia,

C’è quindi un po’ di Atalanta in questo Europeo e non solo nell’Italia di Matteo Pessina e Rafael Toloi: c’è Marten de Roon nell’Olanda, Remo Freuler nella Svizzera, Robin Gosens nella Germania, Mario Pasalic nella Croazia, Ruslan Malinovskyi nell’Ucraina, Joakim Maehle nella Danimarca) e Aleksej Miranchuk nella Russia.

Ieri sera a Wembley si è giocata una partita cruciale per la nazionale italiana: nella sua formazione classica gli azzurri affrontavano l’Austria, una squadra coriacea, fisica e dotata di buona tecnica, capace di creare un’impenetrabile densità nella propria area e di arrivare nei pressi della nostra porta con relativa facilità. Reti inviolate nei tempi regolamentari, e bisogna attendere i tempi supplementari, con le squadre provate e allungate, per sbloccare il risultato e staccare il pass per i quarti di finale.

Bachmann, il portiere austriaco, ferma un destro di Chiesa su un assist di Belotti, poi è proprio l’esterno della Juve a sbloccare il match con un sinistro potente in area. Gol che rompe l’equilibrio e cambia decisamente la gara insieme con il morale della squadra. Infatti è Pessina, il numero 32 della Dea, posizionato opportunamente al centro dell’area avversaria, a raddoppiare su sponda di Acerbi: rete che propizia il successo degli azzurri, pur costretti a contenere a fatica la rabbiosa reazione austriaca e correndo qualche rischio.

Matteo Pessina, il centrocampista ventiquattrenne monzese approdato all’Atalanta dopo una stagione all’Hellas Verona dove aveva messo a segno 35 reti, ha segnato quattro goal con l’Italia in appena 347 minuti giocati: una media di una rete ogni 87 minuti. Gli atalantini Pessina e Maehle hanno realizzato ieri la propria seconda marcatura personale nel torneo ed affronteranno rispettivamente, nei quarti, Pessina la vincente tra Belgio e Portogallo mentre Maehle la vincente tra l’Olanda di Marten de Roon e la Repubblica Ceca.

Domenica, 27 giugno 2021

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