La Sanpellegrino, azienda dal 1998 proprietà della multinazionale svizzera Nestlè, potrebbe tornare italiana.
Nestlé sta infatti valutando la vendita di tutta la sua divisione waters, comprensiva di San Pellegrino, Panna, Levissima Perrier e Vittel. Con ricavi di 3,4 miliardi di euro nel 2024, la divisione acqua costituisce il 3,4% del fatturato totale della multinazionale (stimato in 98 miliardi). L’obiettivo del gruppo svizzero sarebbe quello di ridurre gli attuali 2.000 marchi presenti sul mercato a solo una trentina di core brand totali.
Ad acquistare potrebbero essere fondi esteri ma anche investitori italiani che hanno mostrato interesse, anche se finora nulla si è concretizzato. A frenare l’operazione ci sarebbero però l’aumento dei tassi, l’incerta situazione geopolitica ma anche le polemiche recenti sui controlli sanitari (soprattutto in Francia su Perrier) e i metodi di trattamento dell’acqua da parte di Nestlè. Un anno fa l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) aveva raccomandato a Nestlé un monitoraggio più severo dei siti in cui estrae l’acqua minerale, dopo che erano state trovate tracce di inquinanti, batteri, chimici e fecali.
La storia dell’acqua San Pellegrino inizia nel 1899, con la Società anonima delle Terme fondata dall’avvocato milanese Cesare Mazzoni, continuò poi con Ezio Granelli e, dal 1957 con Giuseppe Mentasti (con cui nasce il Bitter e arriva l’acquisizione di Panna). Dal 1998 è del colosso mondiale Nestlè.
Il giro d’affari del gruppo Sanpellegrino ha superato, secondo gli ultimi dati, il miliardo di euro l’anno. Il marchio è oggi considerato uno dei brand più importanti del “made in Italy”.
Domenica 13 luglio 2025