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Paralimpiadi: la vittoria premia una doppia sfida

Lascia sempre sgomenti, all’inizio, scoprire che una malattia ci ha privato dell’uso di una parte del nostro corpo o un incidente in un solo colpo ha cambiato la nostra vita, definitivamente, togliendoci le nostre abitudini quotidiane, i nostri gesti più consueti, l’attività fisica e tutto ciò che avevamo programmato per il nostro benessere.

Sgomento e forse rabbia, e la domanda che ci tormenta: «perché proprio a me?».

Qualcuno si ferma, rifiuta di aver perso una parte importante del proprio modo di vivere, si chiude in sé stesso e non sente più stimoli per reagire e costruirsi una nuova dimensione, ma altri, e per fortuna sono la maggioranza, prendono atto dei propri nuovi limiti e si interrogano sulle infinite alternative che la vita oggi può offrire, scegliendo quella più adatta alla propria personalità ed ai propri limiti fisici.

Infine c’è una quota lodevole di disabili che non si rassegnano e che reagiscono con orgoglio ingaggiando una sfida ai limiti dell’impossibile con la propria condizione: chi non conosce Alex Zanardi, che dopo aver perso entrambi gli arti inferiori in un pauroso incidente durante una gara automobilistica, si cimentò poi con successo nel paraciclismo?

E tra questi irriducibili disabili ci sono anche quelli che ci hanno emozionato e poi esaltato con le loro vittorie, ossia i nostri 113 atleti che hanno partecipato in 16 discipline diverse alle appena concluse Paralimpiadi di Tokyo 2020 e che hanno conquistato 69 medaglie (14 ori, 29 argenti, 26 bronzi, con il nuoto a raccogliere oltre metà bottino), un piccolo miracolo italiano dopo Roma 1960.

Cinque di quelle luccicanti medaglie pendono oggi dal collo della ventiseienne nostra campionessa di Arzago d’Adda, la regina di Tokyo 2020, Giulia Terzi: l’oro con primato paralimpico nei 100 stile libero, quello nella staffetta 4×100 stile libero femminile, l’argento nei 400 stile e nella staffetta mista 4×50 stile libero, il bronzo nei 50 farfalla.

Cinque allori dopo le medaglie ai Mondiali del 2019 e le sette, con sei ori, agli Europei di quest’anno: punti fermi nella liberazione dalla disabilità alla scoperta di una nuova energia che si sprigiona al contatto con l’acqua della vasca olimpica. Se si vuole trovare un parallelo, solo Federica Pellegrini può suggerire la stessa immagine vincente, sebbene il modello di Giulia Terzi sia la ginnasta Vanessa Ferrari, perché a suo dire non si è mai fatta fermare da nessun ostacolo, dagli infortuni, dai momenti difficili, ha sempre reagito e alla fine ha coronato il suo sogno. «Mi rivedo in lei, nella testardaggine. I miei allenatori dicono che io vinco perché vengo dalla ginnastica, ho la caparbietà della ginnasta» e Giulia Terzi oggi è una campionessa grazie proprio alla sua tenacia ed alla sua incrollabile volontà.

Martedì, 7 settembre 2021

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