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La ringhiera della discordia resta al suo posto

«Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare», che significa esattamente «questa è la volontà di chi detiene il potere, non chiedere altro»: era questo l’invito di Virgilio a Caronte, nel capolavoro di Dante, ma a distanza di sette secoli le cose non sono affatto cambiate, neppure nella moderna e civilissima Bergamo.

Il «potere», anche quando ha perso il senso della Storia, o semplicemente quando ha perso anche l’ultimo brandello di buonsenso, resta arrogante, prepotente e spesso ottuso e l’aver deturpato irrimediabilmente un angolo di Città Alta, onore e vanto di ogni vero bergamasco, è solo l’ultimo tassello di una gestione a tratti molto discutibile di quel potere devastante.

L’Architetto Luca Rinaldi, Soprintendente Archeologia, belle Arti e Paesaggio della Lombardia Occidentale, ha eseguito ieri un sopralluogo al termine del quale ha confermato, ovviamente, la bontà e la necessità dell’intervento per rendere tutto il percorso delle Mura Venete accessibile a passeggini e carrozzelle per disabili nel quadro della campagna di abbattimento delle barriere architettoniche che fu tanto cara alla politica degli anni ‘70.

L’unico suggerimento avanzato dall’esperto, ma che appare come un dettaglio del tutto insignificante, è l’installazione di un pannello con il logo di Bergamo nella parte finale della ringhiera ad ulteriore degrado di Porta San Giacomo. C’è solo da augurarsi che nessuno voglia mettere le mani su altri angoli all’interno delle Mura accampando alibi inconsistenti.

A nulla sono così valse le vigorose prese di posizione di numerosi bergamaschi, tra i quali il pittore Mario Donizetti che ha una bottega d’arte in Città Alta, ma anche del critico Vittorio Sgarbi, che hanno definito l’intervento come un sostanziale insulto alla nostra Storia ed un’aggressione irresponsabile ad un sito protetto dall’Unesco.

Sprezzante la risposta del Soprintendente Luca Rinaldi, simile ad un insulto nei confronti dei bergamaschi che amano e difendono la loro Città Alta: «Non spetta a me esprimermi, la polemica, come quasi sempre a Bergamo, mi pare non di merito ma solo politica, nei confronti, come leggo e ora cito, di “una giunta di vandali che starebbe sfigurando la città”. Se l’onorevole Sgarbi e l’onorevole Belotti reputano sia stato compiuto uno scempio – prosegue Rinaldi -, hanno la possibilità comunque di ricorrere a una interrogazione parlamentare al Ministro della Cultura, sollecitando un’ispezione da Roma o l’attivazione del Comitato Tecnico Scientifico del ministero. Altrimenti – conclude il Soprintendente – rimangono chiacchiere ferragostane».

Nella notte che ha preceduto il sopralluogo, Marco Brembilla, assessore comunale ai Lavori Pubblici, in comprensibile stato d’ansia ha perlustrato le Mura ed ha notato proprio a Porta San Giacomo sulla ringhiera della discordia la presenza di alcuni contenitori di vasi per gerani, uno stendibiancheria, asciugamani e panni appesi a delle mollette, come si trattasse di un qualunque terrazzino domestico.

L’intento satirico è ben chiaro, la stessa ringhiera e la sua foggia suggeriscono una simile allegoria, ma sembra che in Comune la pacifica e simbolica protesta non sia stata presa molto bene, purtroppo non in modo tale da far presagire ripensamenti.

Enrico Scarpellini

Giovedì, 26 agosto 2021

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