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Al Donizetti Riccardo Muti dedica l’«Eroica» a Bergamo

Giovedì, 11 marzo 2021

Una dichiarazione d’amore per Bergamo in un Teatro Donizetti appena rinnovato negli arredi, nelle poltrone e nei palchi, rimasti tristemente ancora vuoti: questo il saluto di Riccardo Muti, direttore d’orchestra come lo fu il bergamasco Gianandrea Gavazzeni, impegnato nella registrazione di un concerto dell’Orchestra Cherubini, che verrà trasmesso in streaming su ansa.it o ravennafestival.live il prossimo 21 marzo, nel quadro di una tournée organizzata da Banca Bper e Ravenna Festival.

«Sono ritornato a Bergamo perché da qui è cominciata tutta la tragedia della pandemia. Anche per questo dovevamo essere presenti con l’Eroica di Beethoven, una sinfonia che suoniamo sempre in luoghi di dolore o per commemorare momenti di tragedia». Ma il Maestro vuole aggiungere anche una breve nota personale: «Bergamo è una città votata alla musica, qui ho diretto per la prima volta nel 1966, era il mio primo concerto ed avevo un’orchestra di militari cecoslovacchi».

Questa «tournée in streaming» parte da Bergamo, prima in Italia, e Muti ne spiega i motivi: «Suoniamo in questa città per rendere omaggio alla sua sofferenza, e poi per render omaggio a tutti quelli che hanno sofferte soffrono per questa situazione. Poi andremo a Napoli, al teatro Mercadante, di cui eseguiamo pure un brano, e quindi a Palermo».

Quasi 80 anni ma in perfetta forma, il direttore d’orchestra, rispondendo alla domanda di un cronista, si esprime a proposito della vaccinazione degli artisti proposta in un appello dal maestro Maurizio Pollini: «Io credo che si debbano vaccinare presto tutti, certamente stiamo andando troppo lenti, ma per me il punto è che i teatri sono uno dei luoghi più sicuri. È davvero uno strano modo di procedere quello dell’Italia: chi ha dimostrato che seduti a distanza ed in silenzio il virus è virulento? Apriteli dunque questi teatri, lo dico per le nuove generazioni, che si trovano senza cibo culturale e spirituale. Questo significa portare il Paese allo sbaraglio. Certo, non si deve morire di fame, e nemmeno di Covid, ma il problema è che anche l’assenza di cibo spirituale è la morte psichica di una società».

In teatro la prova di Muti rappresenta già uno spettacolo. Il suo rapporto con i cinquanta giovani strumentisti della Cherubini, tutti under 30, è affabile ma esigente come si conviene ad uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi. «Non lascia passare nulla – confessa Carolina Caprioli, violinista bergamasca -, un’ora e tre quarti di esecuzione, tutti filati, senza una pausa».

Nel concerto Muti trasforma la Sinfonia del «Don Pasquale» di Donizetti in un capolavoro di trame sonore tra colori e dinamiche, mentre nell’«Eroica» di Beethoven l’esecuzione è essenziale, passionale e poderosa. Entrambe tuttavia profondamente emozionanti.

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