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A giugno con lo sblocco dei licenziamenti occupazione a rischio

Sabato, 13 marzo 2021

Il mercato del lavoro in Italia, in condizioni normali, non è privo di contraddizioni devastato com’è da interventi correttivi spesso più dannosi degli stessi problemi irrisolti. La pandemia virale del 2020 non ha fatto che evidenziare ulteriormente le pecche di una organizzazione del lavoro in attesa da decenni di una coraggiosa riforma complessiva.

Il problema è gigantesco: dalla preparazione scolastica dei giovani all’organizzazione dei corsi professionali, dagli strumenti per mettere in contatto le domande e le offerte di impiego, alla riforma delle tipologie di contratti, dalla riscrittura delle competenze sindacali sia apicali che aziendali ai meccanismi di assunzione, inquadramento, dimissioni e licenziamento, tutto dovrebbe essere rivisto alla luce di uno scenario che non sarà mai più quello ottocentesco e che condurrà ad una sempre più evidente marginalizzazione delle rappresentanze dei lavoratori.

Bloccare per decreto i licenziamenti, se in questo anno ha significato salvare l’economia di migliaia di famiglie di lavoratori italiani altrimenti sul lastrico, ha prodotto una sorta di “coma” nel tessuto imprenditoriale, con aziende praticamente inattive e senza più un mercato che risultano anestetizzate fino a giugno ma che saranno costrette successivamente a chiusura ed ai conseguenti licenziamenti di personale.

Elaborare prospetti e statistiche oggi, a bocce ancora ferme, ha un senso limitato ma è un esercizio che può fornire qualche indicazione sul futuro prossimo venturo soprattutto dal punto di vista dell’occupazione o, meglio, della lotta alla disoccupazione.

Nel 2020 il tasso di disoccupazione nella provincia bergamasca si ferma al 3%, che rappresenta il valore più basso degli ultimi cinque anni e, secondo i dati Istat elaborati dalla Camera di commercio di Bergamo, i disoccupati sono perfino diminuiti del 15,8%, passando da 17.791 a 14.986. Bisogna però ricordare a questo proposito che molti passano dalla condizione di “disoccupati” a quella di “inattivi” quando cessano di ricercare un’occupazione.

Se a livello nazionale sono 456 mila gli occupati persi l’anno scorso, di cui 249 mila donne, nella bergamasca il calo si manifesta più contenuto: 1.465 posti di lavoro su 482.196, pari allo 0,3%. La flessione riguarda in prevalenza la componente maschile mentre nel suo complesso quella femminile cresce di 5.375 unità, grazie a settori quali scuola, sanità, servizi assistenziali, mentre l’occupazione è calata nettamente nell’industria.

Sono 7.743 i nuovi “inattivi”, con un totale di 231.738 (più 3,5%), ed anche per questa tipologia di inoccupati le donne diminuiscono di ben 2.395 unità mentre gli uomini aumentano di 10.137. Sembra probabile che l’aumento degli inattivi maschi sia dovuto in prevalenza a lavoratori anziani, ex disoccupati o in attesa della pensione.

«Per una provincia come Bergamo, tra le prime in Italia per rilevanza dell’attività manifatturiera e industriale, non può non destare grande preoccupazione la riduzione di oltre 8 mila dipendenti proprio nell’industria, – sottolinea Orazio Amboni della Cgil di Bergamo, forse anche pensando alle iscrizioni al sindacato – ma non si può trascurare neppure l’aumento del lavoro autonomo parallelamente alla riduzione del lavoro dipendente».

«Diventa urgente accelerare il più possibile la campagna vaccinale in atto, perché usciremo dalla crisi economica solo con il contenimento della pandemia – evidenzia Danilo Mazzola della segreteria Cisl – in particolare per quei settori come il terziario, i servizi e la ristorazione che stanno pagando un prezzo importante sotto il profilo occupazionale».

«Sperando che si trovino ammortizzatori sociali idonei soprattutto per le partite Iva più deboli, – rimarca il segretario generale della Uil, Angelo Nozza -. Tutto, insomma, è rimandato a dopo il 30 giugno, sperando che nel frattempo le istituzioni procedano a fare un’analisi dell’offerta del fabbisogno di manodopera rispetto ad una domanda cambiata, mettendo in campo formazione dedicata».

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