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Dopo gli stop indennizzi e risarcimenti, non “ristori”

Martedì, 16 febbraio 2021

L’era dei “ristori” dal sapore eufemistico di beffa dopo il danno deve finire, lo chiede tutta la comunità che di montagna vive e lavora. Decretare alternativamente chiusure e riaperture poi smentite da improvvise chiusure è stato il metodo migliore per uccidere le attività ed il reddito delle stazioni invernali. «E adesso chi ci risarcisce?»: è questa la domanda che circola con sempre maggiore insistenza, visti gli scarsi o trascurabili benefici prodotti dai cosiddetti “ristori”.

Appaiono ancora oggi come macigni le dichiarazioni di politici del passato esecutivo, più ottusi che campanilisti, che consideravano lo sci come “uno sport per milanesi ricchi” e quindi un’attività non essenziale e tranquillamente sacrificabile. Ora si attende la data del 5 marzo, ma la stagione pare ormai finita per tutti, o forse non è mai iniziata.

All’indomani dell’ennesimo stop allo sci deciso dal reiterato ministro della Salute, il dalemiano Roberto Speranza, le reazioni degli operatori turistici di Foppolo, come i gestori degli impianti, i maestri di sci e gli albergatori non si sono fatte attendere e sono generalmente di rabbia per il modo con cui si è concretizzata la chiusura degli impianti, delusione per una stagione che è stata chiusa per decreto ma che prometteva soddisfazioni pure nel quadro delle norme di sicurezza e di seria preoccupazione per il futuro della montagna.

Lunedì, il giorno concordato per l’apertura prima del ripensamento ministeriale, a Foppolo il piazzale di arrivo delle piste era pieno di gente: famiglie, bambini con il bob, ciaspolatori e scialpinisti pronti a risalire lungo i tracciati impeccabilmente battuti dai «gatti delle nevi», fermati solo alle 18 di domenica sera. Con le piste aperte tutta questa gente si sarebbe invece sparpagliata in tutto il comprensorio e non avrebbe creato alcun assembramento.

Marco Calvetti, direttore tecnico della stazione di Foppolo, azzarda la conta dei danni per la mancata apertura, ovvero di quanto è costato restare sempre pronti alla ripartenza: tra gasolio per il riscaldamento, noleggio dei gatti delle nevi, assunzioni di personale stagionale, assicurazioni, battitura piste, la spesa totale si aggira sui 170 mila euro, già al netto dei contributi da parte degli sci club. Sul versante di Carona la società «Sviluppo Monte Poieto» che gestisce gli impianti valuta in centomila euro l’entità dei danni subiti.

E sono da considerare anche le spese sopportate dal settore ricettivo e dagli operatori turistici: Ilaria Invernizzi dell’hotel Adler segnala di aver ricevuto disdette per il prossimo fine settimana, quello del Carnevale ambrosiano; identica situazione per il vicino hotel Cristallo, strutture che devono comunque mantenere il riscaldamento acceso a causa delle attuali basse temperature.

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