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“Ospedale: ok all’eccellenza in città, ma si guardi anche al territorio. San Giovanni Bianco smantellato”

Il vicesindaco di San Pellegrino Vittorio Milesi in una lunga lettera interviene nel dibattito di questi giorni sul futuro dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, di cui è parte il presidio di San Giovanni Bianco: “Va bene puntare all’eccellenza in città, ma non si dimentichino i problemi quotidiani della gente sul territorio. In questi anni l’ospedale di San Giovanni Bianco è stato smantellato e considerato come un’appendice fastidiosa dell’ospedale cittadino”.

Ecco la lettera:

“Da qualche settimana, nella nostra provincia, si è avviata una discussione sull’opportunità di chiedere a Regione Lombardia la trasformazione dell’Azienda socio sanitaria territoriale Papa Giovanni in Azienda ospedaliera. Confesso che la discussione non ci appassiona particolarmente perché siamo portati a credere che le esigenze del territorio bergamasco non si risolvano o esauriscano con la trasformazione dell’Azienda socio sanitaria territoriale Papa Giovanni in Azienda Ospedaliera, ma vadano decisamente oltre tale aspetto che riteniamo comunque marginale, e rispondere più a logiche e interessi di prestigio e d’immagine che di sostanza.


Chi vive sul territorio, in particolare su quelli montani dove riguardo ai delicati temi socio sanitari si toccano ogni giorno con mano gravissime e irrisolte criticità che condizionano in special modo la vita delle persone più fragili, anche per bisogni di salute per così dire “normali” e “ordinari”, sa che le priorità a cui guardare dovrebbero essere decisamente altre.
Rimbalzano nelle nostre amare riflessioni, le parole di Tito Livio: “Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata” per dire che mentre a Bergamo si discutono le magnifiche sorti e progressive dell’ospedale Papa Giovanni, le preziose realtà storicamente presenti sui territori più fragili e in difficoltà, conquistate con sacrificio e fatiche enormi da chi ci ha preceduto per garantire una qualità e dignità di vita alle persone dei territori montani, sono, tra l’indifferenza e il disinteresse generale, lasciate a se stesse o smantellate perché contano solo l’eccellenza e l’alta specialità.
Ci rendiamo conto che la nostra voce sia inevitabilmente flebile e non possa sperare neppure di trovare grande considerazione visti i numerosi interventi di rappresentanti autorevoli delle diverse realtà istituzionali bergamasche, nella gran parte dei casi schierate nella richiesta che l’Ospedale Papa Giovanni diventi Azienda ospedaliera.
Non possiamo tuttavia sottrarci a quel dovere di rappresentare fedelmente e con coraggio quelli che sono i bisogni e le esigenze reali della gente delle nostre comunità che oltre a guardare con comprensibile speranza e fiducia alla qualità e all’eccellenza dell’Ospedale Papa Giovanni, chiede nel contempo con forza che le esigenze di salute e i normali bisogni presenti sul territorio, trovino risposte adeguate e convincenti e non siano sacrificate sull’altare della ricerca spasmodica dell’immagine e del prestigio nazionale o internazionale.
Siamo consapevoli che sviluppare l’eccellenza conti e sia comunque un elemento importante da considerare, ma siamo ancora più consapevoli e convinti che questo debba avvenire senza dimenticare il territorio nel suo complesso e le problematiche di salute della “quotidianità”, soltanto perché questa realtà e aspetto non danno sufficiente lustro sul piano dell’immagine e del prestigio, costituendo viceversa un fastidio e un peso inutile e insopportabile rispetto a quella prospettiva.
E siamo fortemente preoccupati che il singolare dibattito in corso contrapponendo inutilmente l’Ospedale al territorio, possa generare e avere come conseguenza pratica il crescere di un ancor più marcato disimpegno e disinteresse da parte dell’Asst Papa Giovanni per la gestione complessiva del territorio provinciale di sua competenza e in particolare per la situazione del Presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco.
La Valle Brembana e il suo ospedale, dopo svariati anni di battaglie, sono passati dalla gestione dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio a quella dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo ed oggi dell’Asst Papa Giovanni.
C’è oggi chi sostiene che l’afferimento dell’ospedale di San Giovanni Bianco e del suo territorio a Bergamo anziché a Treviglio sia stato un tragico errore e accusa chi come noi è stato protagonista di quella battaglia, di essere in qualche modo responsabile di quella scelta e soprattutto delle conseguenze che ne sono derivate in termini di ulteriore impoverimento del Presidio ospedaliero e dell’intera Valle.
Per parte nostra, continuiamo a ritenere quella battaglia sacrosanta e quel passaggio una scelta sensata e pienamente motivata e siamo convinti che lo stravolgimento che ha subito in termini ulteriormente negativi da allora l’operatività del nostro ospedale, sia soltanto la conseguenza del fatto che la dirigenza dell’Asst Papa Giovanni ha considerato il Presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco semplicemente un fastidio di cui ci si doveva occupare, anziché come avrebbe dovuto essere, una risorsa e una importante opportunità da valorizzare.
E’ questa la ragione per la quale, pur senza sottovalutare l’importanza delle leggi, crediamo che rispetto ai problemi e alle soluzioni da individuare, siano le capacità e la qualità delle persone alle quali vengono affidati ruoli di responsabilità, a fare la differenza.
Su questo tema, qualche anno fa, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con il Direttore Generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo Carlo Bonometti che sosteneva con convinzione la tesi che il Presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco, inserito nell’Azienda Ospedaliera di Bergamo anziché di Treviglio, avrebbe costituito una preziosa risorsa e opportunità di crescita per lo stesso ospedale cittadino che si sarebbe potuto dedicare maggiormente all’eccellenza e all’alta specialità, dirottando proprio sull’Ospedale brembano, la casistica delle prestazioni minori e meno complesse.
Ci sembrava e ci sembra tuttora questa la strada e la visione corretta per coniugare esigenze e bisogni diversi, rafforzando il ruolo delle diverse strutture ospedaliere in un virtuoso rapporto sinergico in grado di dare risposte positive a tutto il territorio provinciale, senza inseguire soltanto e ad ogni costo effimere ribalte nazionali e internazionali.
Le cose sono andate diversamente da quanto immaginavamo, per la sola ragione che chi ha avuto la responsabilità della guida dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo prima e ancora di più oggi dell’Asst Papa Giovanni, ha considerato e trattato nei fatti il Presidio Ospedaliero di San Giovanni Bianco e il suo territorio, anziché come una risorsa e un’opportunità preziose per rafforzare la stessa mission dell’ospedale cittadino, solo un’appendice fastidiosa di cui bisognava per forza farsi carico.
L’attuale direttrice dell’Asst Papa Giovanni insieme ai suoi collaboratori nelle rare occasioni di confronto con i sindaci, peraltro concesse soltanto dopo diversi solleciti, ha sostenuto che la richiesta di chiedere l’afferimento dell’ospedale di San Giovanni Bianco e del suo territorio a Bergamo anziché a Treviglio, era stata una scelta giusta e persino lungimirante perché significava per il nostro territorio essere con “i migliori e più capaci”, ed essere passati dalla 500 alla Ferrari!
Guardando alla gestione di questi anni dell’Asst Papa Giovanni, possiamo anche sentirci su una Ferrari anziché su una 500, ma spiace dire che si tratta di una Ferrari completamente ferma alla quale, almeno relativamente all’ospedale di San Giovanni Bianco e al suo territorio, qualcuno si è volutamente dimenticato di mettere il carburante.
E la dirigenza dell’Asst Papa Giovanni nella sua smisurata presunzione che le discussioni in atto non fanno altro che rinforzare, anche in un recente incontro dinanzi al prefetto di Bergamo, di fronte alla richiesta dei sindaci della Valle Brembana di garantire presso il Presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco ciò che l’Asst Bergamo Est continua a garantire nel Presidio ospedaliero di Piario, ha affermato e sostenuto ripetutamente, senza che peraltro nessuno si scandalizzasse o battesse ciglio, che le prestazioni garantite da quest’ultimo Presidio ospedaliero non erano assicurate nel rispetto delle necessarie condizioni di sicurezza e che non potevano a ogni modo essere neppure lontanamente accostate e paragonate la qualità e la capacità dell’Asst Papa Giovanni con quelle dell’Asst Bergamo Est.
Dichiarazioni incredibili e di una gravità inaudita con le quali l’Asst Papa Giovanni ha inteso giustificare la mancata erogazione nel Presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco di prestazioni e servizi obbligatori per legge e sulle quali si ribadisce, è calato un preoccupante silenzio tombale.

“L’OSPEDALE DI SAN GIOVANNI BIANCO SMANTELLATO”
Se, magari semplificando un pò, il quadro è quello descritto, ci piacerebbe capire il territorio cosa dovrebbe decidere e soprattutto cosa potrebbe decidere o sperare una realtà come quella della Valle Brembana? Stare con quelli che ritenendosi “i migliori e più bravi” in questi anni hanno brillato nello smantellamento del Presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco riducendone, in violazione di precise norme di legge, ai minimi termini e sotto ogni profilo, l’operatività? O chiedere di essere afferiti all’Asst Bergamo Est che sempre secondo i “migliori e più bravi” mantiene l’operatività del suo Presidio ospedaliero montano, ma senza garantire il rispetto delle necessarie condizioni di sicurezza e iniziare così un cammino con una nuova Asst confidando nella buona sorte?


Sono queste le ragioni per le quali siamo portati a credere che i problemi si affrontano e si risolvono non soltanto applicando modelli organizzativi più o meno validi o cambiandoli a ogni stormir di fronda, ma in primo luogo chiamando alla guida delle Aziende pubbliche dirigenti che abbiano una riconosciuta e indiscussa capacità professionale e insieme una passione e una qualità umana che li porti a farsi carico ogni giorno e fino in fondo della fatica e della responsabilità di affrontare e individuare le soluzioni ai problemi.
Si dirà che questo non è sufficiente perché per far bene servono le risorse: l’esperienza di questi anni dimostra che questa affermazione non è così vera, perché è doveroso riconoscere che Regione Lombardia ha finanziato a più riprese anche in termini importanti, progetti di sostegno e di rilancio delle strutture ospedaliere montane che purtroppo, almeno nel caso dell’ASST Papa Giovanni, non sono però stati attuati.
E allora forse il tema principale che abbiamo di fronte non è solo quello di trasformare l’Azienda socio sanitaria territoriale Papa Giovanni in Azienda Ospedaliera, ma convincersi e lavorare affinchè l’Ospedale Papa Giovanni possa conciliare e trarre proprio dalla piena valorizzazione del suo rapporto con il territorio e con le realtà significative su di esse presenti, un elemento in più per essere davvero un’eccellenza sul piano nazionale e internazionale e allo stesso tempo punto di riferimento e garanzia del “diritto alla salute” per la gente bergamasca”.


Vittorio Milesi, vicesindaco di San Pellegrino Terme
San Pellegrino Terme, 9 febbraio 2022

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