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“Il lupo sta studiando l’uomo, poi lo attaccherà”: l’allarme nel convegno a San Giovanni Bianco (video)

“Il lupo è un animale molto intelligente, si sta avvicinando all’uomo, per verificare le sue reazioni. Per poi attaccarlo. Lo aveva studiato un biologo canadese. E le tappe di questo avvicinamento si stanno purtroppo avverando”.

Così Giancarlo Bosio, veterinario, rappresentante dei Comitati che si battono per la difesa di uomini e animali dal lupo, al convegno che si è tenuto venerdì 1 marzo al teatro di San Giovanni Bianco. Organizzato dagli stessi Comitati, con Enalcaccia, Prosegugio e associazione Tutela rurale. Bosio ha ricordato le tappe teorizzate dal biologo canadese Valerius Geist, tappe che anche in alcune zone d’Italia hanno ormai raggiunto stadi avanzati, come documentato:

Primo segnale: “I selvatici nei paesi“. Cervi e caprioli sempre più nei paesi, fuggono dai lupi.

Secondo segnale: “Gli ululati”. Il lupo si avvicina alle abitazioni di notte, lo si nota dal loro ululato o dall’abbaiare dei cani.

Terzo segnale: “Il lupo si fa vedere anche di giorno“. Si avvicinano sempre di più osservando e studiando il comportamento degli uomini.

Quarto segnale: “Attaccano i cani”. Si avvicinano a terrazze e giardini, attaccano cani, gatti e animali da cortile.

Quinto segnale: “Lo sguardo alla finestra”. Il lupo insegue ciclisti, si avvicina alle finestre delle case per vedere gli uomini al loro interno. Feriscono animali di allevamento di grandi dimensioni.

Sesto segnale: “L’inganno“. I lupi sembrano essere domestici. Si avvicinano all’uomo, spingono i passeggini, pizzicano le gambe. Sembrano voler giocare. L’uomo cerca di allontanarlo, ma non scappano lontano. Il lupo sta solo verificando le reazioni dell’uomo a un suo probabile attacco. Lo sta testando come preda.

Settimo segnale: “Troppo tardi“. Il lupo vede nell’uomo una preda. Lo attacca e può uccidere.

“In Francia e Svizzera – ha detto Bosio – si sta provvedendo ad abbattimenti per limitare la diffusione del lupo. E da loro i lupi sono molto meno che da noi. Non vogliamo sterminare il lupo, ma la sua presenza va contenuta e controllata come fanno negli altri Stati. Perché la sua presenza sta diventando un problema sociale“.

Michele Corti, dell’associazione Tutela rurale, ha invece illustrato la storia del lupo, le sue predazioni animali e umane nei secoli passati, documentate. E gli ultimi episodi di attacchi in Italia: cani e altri animali uccisi, il progressivo avvicinamento, i morsi e le aggressioni alle persone. Il lupo era stato eradicato dalle Alpi nell’Ottocento, proprio per la sua pericolosità per l’uomo. Poi il ritorno naturale, causa anche il lento abbandono delle montagne.

Al tavolo dei relatori i consiglieri regionali Pietro Macconi, Jonathan Lobati e Giovanni Malanchini, che hanno ricordato l’impossibilità della Regione a intervenire in una legislazione che è europea e italiana. Nella quale il lupo è animale protetto e ne è vietata l’uccisione (seppure, come dimostrato in Svizzera e Francia, vi possano essere deroghe). Le deroghe devono essere autorizzate dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Istituto che è stato messo sotto accusa per la sua reticenza.

Da Lobati, invece, la comunicazione che proprio in Regione è stato presentato un progetto di ricerca sulla presenza del lupo in Lombardia. Una sorta di censimento da cui partire per analizzare il problema ed eventualmente intervenire.

Tra i relatori anche l’onorevole Francesco Bruzzone che ha ricordato come in altre regioni d’Italia, tra cui la sua Liguria, la presenza del lupo sia ormai diventata molto pericolosa, per i cani e per gli uomini. Quindi anche l’intervento del direttore di Coldiretti Bergamo, Carlo Loffreda, che ha portato la preoccupazione degli agricoltori per la diffusione dei grandi carnivori.

Lobati (a destra) e Macconi
L’intervento di Michele Corti
Il pubblico in sala
L’intervento di Malanchini
Gianfranco Bosio

Domenica 3 febbraio 2024

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