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Ok dall’Europa, possibile il contenimento del lupo a tutela di allevatori e popolazione

Il Parlamento europeo, con 371 voti a favore, 162 contrari e 37 astensioni, giovedì 8 maggio, ha approvato il declassamento del lupo da specie strettamente protetta” a specie “protetta”. Grazie a questa modifica gli Stati dell’Europa avranno maggior flessibilità nella gestione del lupo.

Resta, per ora, il divieto generale di abbattimento e disturbo, con maggiori possibilità di intervento in caso di presenza troppo eccessiva, di problemi al contesto agricolo o alla stessa popolazione.

“Il voto di oggi – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi – rappresenta un passo importante verso una gestione più realistica e sostenibile della presenza del lupo. Finalmente si riconosce che non si possono ignorare le difficoltà di chi presidia quotidianamente le nostre montagne e le nostre aree rurali. Come sempre – conclude l’assessore – la nostra linea guida è dettata dalla scienza e non dall’ideologia. La convivenza è possibile solo se supportata da strumenti concreti, basati sui dati, che mettano in sicurezza anche il lavoro degli allevatori e la continuità delle loro attività, senza compromettere l’equilibrio faunistico”.

IL CONVEGNO IN REGIONE LOMBARDIA

«La convivenza tra uomo e lupo è possibile, ma solo se accompagnata da un monitoraggio costante, da una reale prevenzione e da una gestione del fenomeno a misura di territorio, che porti alla riduzione del numero di esemplari presenti oggi in Lombardia, i quali rappresentano una seria minaccia per il mondo rurale». A sostenerlo sono i consiglieri regionali bergamaschi di Fratelli d’Italia Pietro Macconi, Alberto Mazzoleni e Michele Schiavimembri dell’intergruppo di lavoro “Grandi Carnivori” che ha promosso il convegno “Attenti al lupo!”, svoltosi l’8 maggio a Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale della Lombardia.

L’evento ha riunito esperti, studiosi, allevatori e rappresentanti istituzionali per analizzare la diffusione del lupo in Lombardia e proporre strategie efficaci di convivenza. Nelle stesse ore del convegno, il Parlamento Europeo ha votato il declassamento dello status di protezione del lupo da “particolarmente protetto” a “protetto”.

La riflessione parte da un dato storico: la popolazione del lupo, estinta sulle Alpi nei primi del Novecento, è tornata a espandersi a partire dagli anni ’90. Un recupero favorito da fattori come lo spopolamento delle aree interne, la direttiva Habitat del 1997 e una crescente protezione normativa. Oggi il lupo è presente in tutte le aree alpine, incluse le zone collinari e persino pianeggianti, con un’evidente espansione verso est.

«È fondamentale – dichiarano i consiglieri – che la gestione del lupo venga affidata alle Regioni, come già avviene in altri Paesi europei. Il Parlamento europeo ha approvato il declassamento del lupo da specie “strettamente protetta” a “protetta”, un passaggio cruciale che permette finalmente una gestione più vicina ai bisogni delle comunità locali».

Per i consiglieri bergamaschi di FdI, l’obiettivo non è certo lo sterminio del predatore, ma un approccio realistico e scientifico, che tenga conto dell’impatto sugli allevatori, sui pastori e su chi vive e lavora in montagna. «Il ritorno del lupo – proseguono – ha modificato profondamente le pratiche pastorali. Le misure di protezione degli animali comportano costi, burocrazia e un notevole aumento del carico di lavoro. Il sistema di risarcimenti, oggi, non è adeguato».

Altro aspetto centrale è quello della prevenzione: «Dobbiamo lavorare per evitare che la convivenza degeneri in conflitto. Il lupo è un predatore estremamente adattabile, capace di insediarsi anche in aree antropizzate e di sfruttare risorse di origine umana. Serve una strategia regionale di monitoraggio attivo e interventi concreti basati su dati scientifici, non su ideologie».

Infine, Macconi, Mazzoleni e Schiavi ricordano che l’espansione del lupo si inserisce in un contesto più ampio, dove anche gli ungulati – come i cinghiali – si stanno avvicinando sempre più ai centri abitati per sfuggire ai predatori. «Non è facile trovare spazio per tutti – concludono – ma proprio per questo dobbiamo affrontare il tema con responsabilità e lungimiranza, senza slogan, ma con strumenti efficaci per garantire sicurezza, tutela della biodiversità e sostegno alle comunità rurali».

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